270 rio. Fu quindi uopo al Pulisse sguernire Bologna e già-peri colando Milano vedeasi costretto a concentrare possibilmente le sue truppe da quella parte. Tornò allora il Trivulzio alle profferte di pace e mandò di nuovo il BreSsan a Venezia. « M’imbarcai (così questo riferiva al Consiglio dei Dieci l’ultimo aprile 1512) (1) e il sabato santo di dieci dell’instante capitai a Lignago, nel qual luogo inteso il conflitto di am-bedoi gli eserciti in Romagna cimi fracasso et fusioni de li confederati de questo illustrissimo stato, anchor che il cavallo mio venisse a meno (2), non ostante la mala securez-za delle strade et altri incomodi, tolsi come potei por espediente cum ogni possibile diligenza proseguir il viaggio, facendo transito per Brescia, dove per la rottura degli ecclesiastici ed ispani, per comune affermatione del vulgo ed in primis jactatio de Francesi eccessiva, grandi feste si facevano di campane, artiglierie e fuochi e similiter successive di loco in loco fino a Milano. Ma potissimum in Milano, nella qual città condottomi alli 16, statini fui appresentato al cospetto dell’illustrissimo sig. Gian Giacomo Triulcio dal qual nel primo ingresso fui gratamente raccolto e visto cominciò in queste parole: Ben, che hai tu portato di buono? Illustrissimo signore, ho in mandatis di parlar al magnifico Andrea (Gritti) il qual a V. E. parteciperà il mio risposto. Mi rispose: è ben ragionevole, con soggiungermi: io vorrei, se tu hai portato qualche cosa di buono, fosti venuto a-vanti questa vittoria dei Francesi, motteggiandomi le tregue concluse tra la Cesarea Maestà e l’inclito stato di V. S., pubblicate nel suo campo, e che in questo mezzo si tratteria etiam la pace, con parole tendenti tutte a certa credulità che la era per succedere. Poscia^entrò sopra il fatto (1) Registro Misti Cons. X, p‘. 12. Fu qui ritoccata un po’ l’ortografia. Ì2) Le parole in corsivo furono ommesse nella comunicazione al Papa : Nota nel Misti Consiglio de’ Dieci.