422 papa, Firenze e Milano in un accordo a tutela della propria libertà, poi riducevasi a termine la confederazione con Francesco a Cognac 22 maggio 1526 (1), tenuta per allora segreta e non per recare violenza, come in essa dicevasi, o per provocare chi che sia, ma per guarentire i comuni interessi e la quiete della Cristianità e per conservare la libertà e il decoro d’Italia, lasciando luogo d’aderir vi anche all’imperatore e a Ferdinando arciduca e al re d’Inghilterra, a condizione però, quanto a Carlo, di liberare i figliuoli del re di Francia, verso una equa taglia, di lasciare il ducato di Milano a Francesco Sforza e gli altri Stati d’Italia com’ erano prima della guerra, di obbligarsi a non entrare in Italia per l’incoronazione o per altro se non con quel seguito che parrà conveniente al papa e alla Repubblica, di soddisfare al re d’Inghilterra la somma dovutagli entro un congruo termine. Intanto i confederati s’impegnavano di mettere in piedi un esercito ben provveduto e pagato da adoperarsi contro chi sturbasse la pace d’Italia, equipag-gerebbesi parimenti un naviglio composto di dodici triremi del re, tredici di Venezia, tre del papa ; prometteva il re di non mai inquietare il duca nel suo ducato di Milano, solo obbligandolo ad un annuo censo, di dargli in moglie una principessa del sangue reale, di procacciargli la protezione degli Svizzeri, le stesse cose guarentendo al fratello Massimiliano in caso di sua mancanza. Dovea poi tornare alla corona di Francia la contea d’ Asti, come di antichissima spettanza del duca di Orleans, sarebbe confermato Anto-niotto Adorno nel governo di Genova se aderisse alla lega, conservando però il re il supremo dominio. Manderebbonsi oratori all’ imperatore per pregarlo della restituzione dei figli, se rifiutasse o non acconsentisse a quanto la lega domandava, fosse a dichiarategli la guerra e cacciandolo an- (1) Commemoriali XX f, p. B.