405 Francia, ora potentissimo in Italia, potendosi scorgere e vedere con securtà da questa Repubblica, come andrà il mondo. Quanto a noi, signori, si tocca con mano, con quanta dif-fìcultà si trova il danaro per pagare le genti nostre ; oltre che ad ognuno sono bene note le tante altre nostre spese, che per ora taccio. Gl’ imperiali vogliono far ponere alla fortuna e alla sorte il suo esercito per non avere più og-gimai danaro da mantenerlo. Oltra che cercando, e tentando di soccorrere Pavia, impresa impossibile, come disperati, vorriano avere nella miseria i loro compagni, che sareste voi altri signori, alli quali occorreria al fermo una di queste due cose in poco tempo, accostandosi all’esercito cesareo ; l’una che conveniste pagargli tutte le genti sue da guerra, overo inimicandovi con loro venire alla pace, e a qualche composizione con il re di Francia, non potendo più mantenersi. Allora lasciando lo Stato di Milano tutto, o parte, in mano del re di Francia, noi soli restaressimo in preda dell’ esercito del re di Francia, e perciò, signori, non si parli di dare le genti nostre con tanto manifesto pericolo ; e il nostro Collegio, che ha bene esaminato il tutto, non vuole diffinire nò promettergli le genti nostre, ma nè anco del tutto levarne la speranza, e però dimandandone consiglio sopra ciò il viceré, gli rispondiamo, che il pontefice come comun padre de’ Cristiani troverà ben egli il modo e forma di unire queste due Maestà, et adattarle ; e quando bene il viceré intenda fin ora per qual strada cammini il papa per accordarlo con il re di Francia, noi non vogliamo mostrare di credere, che sua Signoria lo sappia, o che il pontefice non ne sappia escogitare de’ migliori ; però concludendo, dico, che non si può fare altra risposta per ora, aspettandosi da Roma la conclusione della pace con Francia a questo Consiglio benissimo nota ». Difatti il 12 dicembre conchiudevasi definitivamente la