17 Codesti diritti di Francia su Napoli si facevano risalire fino ai tempi in cui Carlo d’Angiò, chiamato nel 1265 da papa Martino IV contro Manfredi re di Napoli, aveane avuta l’investitura. Manfredi era morto nella battaglia di Benevento e il giovane Corradino, 1’ ultimo re di casa Sveva, caduto in mano al suo rivale, era stato, d’ordine di questo, decapitato. Il mal governo però che Carlo fece dei suoi popoli suscitò la grande strage de’ vesperi siciliani, e la lunga guerra aragonese. Carlo il zoppo sj^o figlio, restato prigione del re d’ Aragona, non potè riscattarsi se non che cedendo la Sicilia, ma il trono di Napoli passò da lui in Roberto capo della lega guelfa, il pedante esaminatore del Petrarca, e quindi in Giovanna di lui figlia. Capricciosa e scostumata ebbe quattro mariti, non lasciò figli ; fatta strangolare da Carlo di Durazzo, questi le succedette, e dopo lui regnarono prima il figlio Ladislao, poi la figlia Giovanna II. Per nulla migliore dell’ altra, col frequente cambiar di adozioni, non avendo figli, fu causa di grandi scompigli e lunghe guerre ; poiché dopo la sua morte, si contendettero il regno Ranieri d’Angiò nominato ultimo da lei e Alfonso d’ Aragona, al quale finalmente pervenne. Continuavano non pertanto sempre i principi d’ Angiò ad essere uno spauracchio di cui tratto tratto il papa e i Veneziani si servivano contro i regnanti di Napoli. Ora erano appunto i diritti di successione di casa angioina che Carlo voleva far valere, e le esposte condizioni d’Italia sembravano favorire il suo disegno. La stessa Firenze pareva appianargli la via. Era colà sorto da qualche anno frate Girolamo Savonarola ferrarese, che andava predicando con tutto 1’ ardore la penitenza e la riforma dei costumi, ma nello stesso tempo la libertà e certa sua repubblica democratico - teocratica, certo poco gradevole ai Medici. Il partito del frate cresceva però ogni di più, già le Toii. V. 3