402 vederà con lasciarne il luogo aperto da potere entrare al suo tempo debito. Se così è, implicarebbe contradizione la prima offerta del Pontefice con queste ultime parole, e direbbe quello, che poi cercherebbe di operare in contrario ; ma pensa giorno e notte Sua Beatitudine di renderne sospetti agl’ imperiali insieme con lui, imperciocché instantemente richiesta Sua Santità dal sig. duca di Serra oratore dell’imperatore a dar favore a Cesare suo signore, dirà Sua Santità : « come volete voi, che io presti favore all’imperatore, se li Veneziani, che per il dovere doveriano darvi le genti alla unione con le nostre, non pure non vi aiutano, ma negano darvi appresso li cinquantamila ducati, che devono contribuire all’arciduca ? come volete, che io che mi attrovo in questa Sede posto Vicario di Dio in terra, e Pastore universale del gregge cristiano possa pigliarmi c ontro il re di Francia, membro principale dei Cristiani, e che si dica, che io insieme con voi tendi alla rovina della Repubblica cristiana ? Io desidero che si deponi 1’ arme, e che segua pace e confederazione tra voi principi, per potere una volta tendere contro il nostro vero nemico tutte le forze nostre. » E con simili parole si escuserà ragionevolmente con gli agenti dell’imperatore, li quali non di Sua Santità, ma ben di noi averanno a dolersi di continuo. Quando Sua Santità avesse animo a servare questo accordo con benefizio di questa Repubblica, non cercaria di farne sospetti a Cesare, nè userebbe quelle parole, che desidera che sian dette per noi, ma lasciando questa Repubblica da parte, prima con parole, poi con monitorii e scomuniche, e in ultimo luogo con l’arme si sforzerebbe di ridurre questi capitani alla pace ; così si vedrebbe apertamente il buon volere di Sua Santità ; ma questo non sente di fare, perchè già averia cominciato, e la causa è solamente che non vuole inimicarsi con Cesare. Noi altri all’ incontro, che non dobbiamo, nè