443 Veneziani, poiché il pontefice non riconoscendo minimamente 1528. quant’ essi avea.no fatto duranto la sua prigionia, voleva ad ogni modo che Cervia e Ravenna gli fossero restituite. Vane tornarono le rimostranze del Senato : averle occupate per sottrarle agl’ imperiali, essere già state d’appartenenza della Repubblica, esser questa pronta a riconoscerle da lui ; ma tutt’ i buoni uffici dell’ambasciatore Gasparo Contarini appositamente inviatogli non valevano a calmarlo (l), come nulla dall’altro canto ottenevano dalla Repubblica i buoni uffici di Francia e d’Inghilterra. Anzi agl’ inviati francesi visconte di Turenna e vescovo d’Auranges, il Senato rispondeva ne’ seguenti termini (2) : « Signori Ambasciatori. Fra molti grandi offici che la Cristianiss. Maestà fa di continuo per le cose d’Italia e della comune impresa, questo ci è di singolare soddisfazione, eh’ ella manda degni e virtuosi personaggi negli affari di Sua Maestà e de’ suoi confederati, come sono le signorie Vostre e prudenti e di gran bontà ed esperienza nelle cose. Onde con gratissimo animo vediamo voi Monsignor di Turenna, come abbiamo fatto e facciamo voi Monsignor di Auranges sì per la osservanza nostra verso la predetta Maestà e sì per le prestantissime condizioni di vostre signorie. Abbiamo inteso la esposizion fattane per voi Monsignor visconte, che è in conformità di quanto ne ha scritto 1’ orator nostro appresso il sommo pontefice. E in risposta, ne par dovere allargarci con le signorie vostre con quella confidenza che ne ha data la Maestà Cristianissima per il grande amor la ne porta. E vi diciamo che ne par esser certi, che il risentimento del pontefice per causa di Ravenna e Cervia proceda più presto per istigazion degl’inimici nostri, che sono poco amici di Sua Santità, che per altra causa ; (1) 23 apr. 1523, Secreta, p. 31. (2) 22 giugno, p. 54.