80 a due miglia di distanza l’uno dell’altro, e allo spuntar del giorno ricominciò il trarre delle artiglierie, ma in mezzo a tanta nebbia che appena l’un campo vedeva 1’ altro. I Francesi aveano mandato a dire al capitano e ai Proveditori che che chiedevano salvocondotto pel cardinale di s. Maio, Monsignor di Foix, l’Argenton ed altro barone per poter recarsi a loro avendo a riferir cosa d’importanza da parte del re (1) ; i salvocondotti furono concessi, ma quelli non comparvero e intanto la notte (del 7) già il re avea levato il campo dirigendosi tacitamente verso Borgo s. Donnino, molestato sempre alla coda dal conte da Gajazzo con duemila quattrocento cavalli e lasciando indietro 1’ artiglieria che fu tosto predata dai Veneziani (2). Tuttavia le acque del Taro fatte sempre più grosse impedirono all’ esercito confederato di seguirlo sì dappresso da potergli tagliare con qualche nuovo fatto la ritirata e prendere lo stesso re, come il Senato veneziamo raccomandava (3), ond’ egli potè accostarsi a Piacenza, la quale era però stata già occupata dal Gajazzo e proseguendo il suo cammino, ridursi in otto alloggiamenti ad Asti, ove decise di prestar ogni soccorso possibile a Novara, tuttavia assediata dalle genti di Lodovico e de’ Veneziani. Giungevano alla lega altre favorevoli notizie da Napoli. Re Ferdinando rientrato in questa città ed in Capua ; il signor di Monpensier, lasciato da re Carlo in qualità di viceré, preso prigioniero ; venute in potere dei Veneziani le città già promesse loro in pegno fino al rimborso delle spese (1) Malipiero, p. 361. (2) Il Cons. de’ X proponeva di erigere in ringraziamento a Dio un monastero di frati osservanti sul luogo del combattimento, ed intitolar la chiesa a S. Maria della Vittoria. Poi invece fu deliberato farlo in Venezia per monache osservanti dietro l’argine di Sant’ Andrea. Malipiero, p. 364. (3) Sec7\ 9 lug., p. 136.