398 quel partito che più credesse giovare alla causa comune e alla pace generale ch’egli diceva essere scopo de’ suoi voti e de’ suoi maneggi, non cessando però di raccomandare nello stesso tempo di tirar in lungo possibilmente la con-cliiusione fino a che si vedesse l’esito dell’assedio di Pavia. Era pensiero del papa che Milano avesse a rimanere a Francia, Napoli all’ imperatore ; ma la Repubblica ben vedendo che quest’ultimo non avrebbe mai a ciò acconsentito, scriveva al papa facesse pur pace con Francia, ma come da sé, lasciando luogo alla Repubblica, alla quale Sua Santità farebbe allora ammonizione di desistere dalle armi. Se poi, soggiungevasi, il papa volesse invece assolutamente rinnovare la lega tra la S. Sede, Cesare e la Repubblica, badasse bene di spiegare ben chiaro che siffatta lega era solo contro principi cristiani, per non dar sospetti al Turco col quale Venezia era allora in pace. * Mentre queste cose si maneggiavano, l’oratore cesareo a Venezia Alfonso Sanches presentava il gennaio 1525(1) al doge una scrittura del contenuto : che avendo del continuo la cesarea e cattolica Maestà invigilato con ogni studio e ricercato con ogni mezzo possibile la pace e tranquillità d’Italia, avea già molti mesi con ogni sforzo e spesa procurato di mantenere, conservare e favorire nello Stato di Milano, Francesco Sforza suo stretto parente, poiché pareva a S. M Cesarea con questo fatto e con simili mezzi potersi tenere i Francesi fuori d’Italia e mantenere la pace e 1’ unione, non vi essendo alcun altro principe che potesse disturbare la predetta tranquillità, tranne il re di Francia ; per conseguire il quale effetto già due volte aveano gl’imperiali espulso gli eserciti del Cristianissimo 1’ uno car pitanato dal Lotrecco, 1’ altro dal gran maestro, e ora il sig. viceré sapendo esser mente dell’imperatore che ognuno (1) Codioe Cicogna 1003.