262 era stato dai vincitori messo a morte. Laonde diede egli stesso l’assalto a Geniolo in quel medesimo giorno, e benché ferito nel capo, vi entrò, e tutta la guarnigione spaglinola vi fu trucidata (1). Un tentativo del papa per riavere Bologna andò a vuoto, ma questi non erano se non episodii della guerra le cui sorti sembravano dover agitarsi nella Lombardia. Gli Svizzeri colà discesi minacciando Milano, aveano chiamato da quella parte il grosso delle forze francesi. Il 19 deeembre veniva a Venezia un Bernardo Morcenus di Schwitz (2), e riferiva al doge le cose operate da’ suoi a vantaggio degli alleati, come si trovassero a due sole miglia da Milano, come sicura fosse la vittoria, solo chiedeva un rinforzo di quattrocento lancie. Ma poi tanto apparato si ridusse a nulla, e gli Svizzeri per la seconda volta o perchè mancassero loro le paghe o i soccorsi, o perchè compri dai Francesi, tornarono di là dai monti. Pure grandi speranze erano sorte nelle città di Lom-1512. bardia di tornare sotto il dominio veneziano, e Brescia in ispecialità mostravasi impaziente di scuotere l’odiato giogo doi Francesi. Questi a contenerla col rigore aveano fatto decapitare il conte Gio. Maria Martinengo, aveano mandato in Francia come ostaggi molti altri nobili, vi commettevano violenze e ingiustizie. Laonde il conte Luigi Avoga-dro che prima avea parteggiato pei Francesi (3) si prefìsse di farsi liberatore della sua patria. E mentre cotali disegni volgeva per la mente l’Avogadro e offeriva i suoi servigi alla Repubblica, altri nove gentiluomini bresciani raccoglie-vansi in sul principio del 1511 nella chiesa di s. Dome- fi) Tutti questi piccoli fatti furono celebrati dall’Ariosto, testimonio oculare, nel suo poema, canto III e XLII. (2) Secreta XLIV. (3) Odorici : I congiurati bresciani, p. 14. E Sanuto Diarii, t. VIII, màggio 1509.