372 piedi e colla berretta in inano. Tenuto poi consiglio coi principali tra gli officiali del soldano, fu convenuto che in altra udienza fosse dal Trevisan messo di propria mano una catena al collo allo Zen e ricevutolo in tal modo, avesse poi facoltà di condurlo a Venezia. L’udienza fu non meno burrascosa dell’ altra, ma pur alfine fu fatto come erasi convenuto, e il console ebbe intanto alloggio in casa dell’ambasciatore. Altre querele insorsero pel tributo di Cipro che il soldano diceva essere stato truffato, mandandosi cambellotti pel valore di ottantamila ducati, che molto meno valevano. Ricevute lettere da Venezia colla notizia della sconfitta del campo francese, domandò il Trevisan nuova udienza dal soldano e l’ebbe in altra sala nuova allora fabbricata che guardava da una parte sopra una corte quadra, e dall’ altra sopra deliziosi giardini, tutta a soffitto d’oro, con finestre grandi attorno attorno con uno sporto in fuori a riparo dai raggi solari, e per le quali spirava un venticello soavissimo. In capo alla sala era un camerino con tre finestre di bronzo che davano nella sala, e davanti di quella di mezzo sedeva il soldano sopra un cuscino rotondo di velluto ricamato. Raccontò l’ambasciatore le nuove avute d’Italia delle quali il soldano mostrò molto allegrarsi e che udiva gratamente ogni prosperità della Signoria, e purché il cuore di questa fosse sempre retto verso di lui, non voleva di più, al che l’ambasciatore : «Il cuore della Signoria è così puro verso la tua Serenità, come 1’ è verso il signor Dio e quello che la desidera alla tua persona e al tuo Stato, Dio faccia sempre alla mia testa, » parole che molto piacquero al soldano il quale cominciò ad usare verso di lui parole più dolci e benevole dicendo : « tu sei un ambasciatore di verità e uomo sapientissimo, tu sei uno di quelli che governano lo Stato ; se farai che la tua Signoria sia sempre di questa mente verso di me, Dio vi dia ogni prosperità e ogni bene ; se sarà al-