224 ogni genere faceano continuamente sentire quanto il loro dominio pesasse e riaccendevano il desiderio dell’ antico. Quindi fino dall’ 11 luglio giungeva a Venezia la notizia della sollevazione di alcune terre e ordinavasi ai provveditori che, lasciato sufficiente presidio in Treviso, uscissero col resto delle genti a sostenerle (1). Tn pari tempo videsi un giorno le barche del Consiglio dei Dieci condurre da Fusina al palazzo due uomini grandi, incogniti, armati con falde e corazzino, cappelletto in testa e tabarroni bianchi, i quali, raccolto il Consiglio, si ridussero nella camera del doge ove stettero fino ad un’ ora di notte e poi furono dalle stesse barche del Consiglio dei Dieci ricondotti dond’ erano venuti. Nessuno li conosceva, nessuno penetrò di che cosa avessero trattato ; vociieravasi però si praticasse di aver Padova (2). Infatti manifestavasi nella notte del 16 grande movimento. Venivano barche da Murano, da Chioggia, dalle altre isole e tutte ben armate muovevano verso Fusina, mandava fuori 1’ arsenale tutte le sue, altre partivano cariche di maestranze, tutto annunziava qualche notabile fatto. Le barche del Consiglio dei Dieci stavano a’ passi e non lasciavano uscir nessuno da Venezia (3). Contemporaneamente partiva il provveditore Andrea Gl’itti da Treviso con cavalleggeri e stradioti e alle ore otto di notte si presentava alla porta di Codalunga di Padova, alla guardia della quale erano soldati padovani ed un Galeazzo Discalzo che poco prima era stato fatto chiamare dal signor Trissino. Di fuori intanto, dicesi (4), arrivarono tre carri carichi di frumento come fossero di appartenenza di un cittadino e domandavano d’entrare. Aperto (1) Secr.,rp. 23. (2) Sanuto Vili, 388. (3) Ibid., 403. (4) Dicitur, così il Sanuto.