95 si proponeva. Procedendo secondo il solito molto cautamente scriveva a Paolo Cappello suo oratore a Napoli ne avvisasse il re e il consigliasse a fare quei migliori provvedimenti che potesse allo scopo di ovviare a tanto pericolo ; tentava anch’ ella dal canto suo di persuadere i Tarantini a tornare al loro sovrano (1), ma essi mandarono loro oratori a Venezia a’ quali il doge, dopo aver assai benignamente ringraziato, apertamente dichiarò non poter accettare la loro città" senza manifesta violazione dei trattati (2), però la Repubblica metterebbe in opera ogni suo potere presso al re per farla ricevere in grazia. Invano, e già i Tarantini si mostravano disposti a dar effetto al loro divisamento e mandar le loro offerte al Turco, quando la Signoria scriveva di nuovo al re Federico mostrando tutto il pericolo di un tal passo e mentre inviava Andrea Zancani a far 1’ ultimo tentativo di ridurre i Tarantini a componimento col loro signore (3), esortava il re a concedere alla città piena amnistia e provvederla di vettovaglie (4). Indi chiamato il 14 dicembre gli oratori de’ confederati e quello di Napoli, il Senato protestò loro »ver sempre operato con rettitudine e sincerità, non curarsi delle vane parole del volgo, aver già ad essi comunicata la commissione data al Zancani, colla quale erasi soddisfatto a’ tre principali oggetti, cioè al beneficio del re di Napoli, ad ovviare al pericolo per parte dei Turchi, infine a procacciare la quiete e la securità dei Tarantini ; non poter la Repubblica farsi ministra della mina e del precipizio di quei poveretti, dopo averli tenuti ben due mesi sulle parole, solo per comodo di S. M., e conchiudeva: « unde in conclusione dicemo cum (1) Secreta, p. 77. (2) 19 Nov. pag. 82. (3) 5 Die. 1496 Secreta pag. 90 ove si legge la Commissione (4) 10 dicembre, pag. 93.