68 la Eccellenza sua di dirlo non senza qualche commozione suggiungendo queste parole : « Il re Alfonso è un valentuomo, il povero signore ogni poco di aiuto che 1’ avesse, non avendo gente italiana contro, riporteria vittoria ». Erano codeste vane illusioni, e le cose del Regno andavano sempre più a precipizio. I Francesi vi erano entrati in due divisioni, l’una comandata da Fabrizio Colonna, Antonello Savelli e Roberto di Lenoncourt balivo di Vitrì per gli Abruzzi, l’altra dallo stesso re volgendosi per la strada di Ceperano, Aquino e s. Germano direttamente a Napoli. La ferocia con che trattavano i castelli che osavano fare resistenza, lo scoramento delle truppe, il disamore degli abitanti pel loro principe rendevano ai nemici agevolissima la conquista o piuttosto 1’ occupazione del regno. Alfonso, atterrito da ubbie superstiziose, e conscio della scontentezza del popolo, credette salvare ancora il regno, facendone solenne rinunzia al figliuolo Ferdinando, e imbarcatosi co’ suoi tesori, andò a ritirarsi in Sicilia ove verso .la fine dello stesso anno mori. Benché Ferdinando fosse fornito delle più belle doti dell’animo, benché i popoli l’amassero, troppo era ornai inoltrato il disordine, troppo erasi estesa la ribellione e le truppe erano avvilite, e il danaro stesso a procurarne di nuove mancava. Caddero sollecitamente s. Germano, una delle chiavi del regno, e Capua ; tutte le città si affrettavano ad offrire la loro dedizione, e Ferdinando tornato con misero avanzo di truppe a Napoli, convocato il popolo sulla piazza del Castel nuovo, rappresentata la condizione delle cose, il generale abbandono, la necessità alla quale egli, pur del bene de’ suoi sudditi amantissimo, troyavasi ridotto, consigliavali pel loro meglio a mandare per accordo con Carlo e assolvevali dal giuramento di fedeltà ; volgessero, desiderava, lor favorevoli le sorti, ma se un di stanchi del dominio straniero avessero a bramare il ritorno