353 buona volontà verso la Repubblica e di desiderare la grandezza di lei, non di meno sotto varii pretesti coprendo il suo diverso procedere, fece sempre contro essa nemiclievoli operazioni ». Che cosa se ne pensasse generalmente a Venezia ci viene descritto con vigorose parole dal Sanuto (1). « Adì 5 la mattina per tempo gente a s. Marco per intender tal miracolosa et optima nuova (della morte del papa) alla Repubblica nostra e un gentiluomo con l'altro si rallegrava così come si avesse avuto una grandissima vittoria perchè cum effetto era nostro inimicissimo per esser fiorentino, e cercava bassar questo stado, per exaltar Fiorenza e la sua casa de’ Medici, nè stimava Turchi fosse alla distrution del regno d’ Ungheria, nò altro danno potesse patir la Cristianità e manteniva guerra con Cristiani sì in Lombardia contro a’ Francesi, qual tra la Cesarea Maestà e il re Cristianissimo nella Fiandra, Borgogna e Franza ; adeo tutta la terra ne avè grandissimo contento, fino li boteghieri e persone meccaniche, dicendo è morto un capitan generale del Turco e uno che rovinava la cristianità ». La morte del Pontefice portò grande alterazione alle cose della guerra non solo, ma alla condizione stessa dello Stato ecclesiastico. Imperciocché i piccoli principi cacciati di seggio da Leone X raccolte truppe, cercati appoggi, si rimettevano in possesso delle loro terre, così Francesco Maria della Rovere riacquistava Urbino, Orazio e Malatesta Baglioni riavevano Perugia, Sigismondo da Varano Camerino, Camillo Orsini Todi, Sigismondo Malatesta figliuolo di Pandolfo, Rimini, il duca Alfonso di Ferrara ricuperò tutto quanto avea perduto per la sua alleanza coi Francesi e per (1) Diarii XXXII, 140. Voi,. V. 4-5