225 le porte, due di fatto entrarono, il terzo tenevasi ancora sul ponte levatoio, fin tanto che i cavalleggeri corsi su questo se ne impadronirono, e prima che la porta potesse rinchiudersi penetrarono in città gridando Marco Marco. Il Trissino, raccolte prontamente le sue genti, si mosse con dugento cavalli incontro ai Veneziani sulla piazza, ovo i Tedeschi fecero vigorosa resistenza, ma costretti infine a cedere al valore del capitano Citolo da Perugia, ritiraronsi sempre combattendo nel castello, e colà attesero a fortificarsi. Fu fatta tosto sventolare la bandiera di s. Marco e suonare la campana grande. Intanto le genti venute sulle barche da Venezia, condotte da Nicolò Pasqualigo patron dell’Arsenale, davano l’assalto al Portello, e penetravano anche da quella parte. Così Padova tornava al dominio veneziano il 17 luglio giorno di Santa Marina (1), dopo quarantadue giorni di aspro governo che a nome dell’ imperatore vi avea tenuto Leonardo Trissino. Gli sforzi dei procuratori non valsero ad impedire il sacco delle case dei ribelli, degli ebrei e d’altri, ma almeno in gran parte il repressero, poi aderendo alla proposta di Andrea Gritti, rimasto provveditore a Padova, il Senato consentiva di assolvere il popolo ed il contado da ogni passato debito verso la Repubblica (2). La fedeltà di Treviso e la ripresa di Padova diedero animo ad altre terre d’inalberare di nuovo la bandiera della Repubblica, ma già ai primi d’agosto, moveva il marchese Gonzaga di Mantova per andar ad unirsi col generale francese la Palisse a Verona, nel tempo stesso che (1) Questo giorno fu quindi solennizzato dalla Repubblica nella chiesa di questa santa, alla quale recavasi il doge coi principali magistrati, e le chiavi di Padova colà depositate, ora si vedono affisse nel muro del chiostro del Seminario patriarcale. (2) Cosi Secreta XLII. Tuttavia Sauuto aggiugne che fu promesso risarcimento dei danni sofferti o che i contadini e i cittadini avessero ancora a soffrire per questo assedio. Vol. V. 29