298 lega abbiamo ool cristianissimo re, e paterna e benignamente questa risposta nostra fatta con ogni realtà e desiderio della sicurtà di Sua Santità, non meno cbe della nostra; con certitudine che nello Stato nostro la dee e può far maggior fondamento e più fermarsi per la gloria sua e stabilimento e sicurtà della illustrissima sua casa che in qualunque altro potentato, non ne eccettuando la propria casa sua. » 1515. Arrivavano nel marzo del 1515 gli oratori veneti Pietro Pasqualigo e Sebastiano Giustiniano a Parigi e trovavano morto re Luigi fino dal principio dell’ anno e succedutogli il genero Francesco duca d’Angoulème, primo principe del sangue, in età di sqli vent’ un anni e che tosto assumendo il titolo di duca di Milano per le ragioni di Valentina Visconti sua bisavola, ben mostrava quali avessero ad essere le sue mire e ove avesse dapprima a volgersi là sua ambizione. Gli ambasciatori veneziani furono onorevolmente ricevuti ed il 25 ammessi all’ udienza di re Francesco (1). In sull’ ora di vespero furono levati al loro albergo dai vescovi d’Angoulème e Costanza, e dal siniscalco di Tolosa, e condotti al reale palazzo. Sedeva il re in una gran sala vestito molto riccamente tutto di bianco di soprariccio sotto un baldachino, avendo da una parte disposti per ordine tutt’ i principi e signori del sangue, dall’altra il gran cancelliere con molti prelati; dietro al trono stavano in piedi l’infante d’ Aragona, il bastardo di Savoja, monsignor di Boissi gran maestro, monsignor de la Palisse, il marchese di Rottolin, il grande scudiere e il Robertet, con altri assai. All’ entrare degli ambasciatori, il re si levò e così tutti gli altri, tenendo la berretta in mano, e fatta che quelli gli ebbero la debita riverenza, non permise, per quanto ne facessero istanza, che gli baciassero la mano, ma stando in pie- (lj Dispacci Sebastiano Giustinian, alla Marciana.