137 non mi lasciando passare più oltre, molto alterato mi rispose che aveva tante volte e per messi e per lettere fatto intendere alla Eccellenza vostra quale fosse 1’ animo suo circa questa impresa e confermatole per me il medesimo e per lo mag.où Perone alja venuta sua alla E. Y. onde ora non a-spettava d’ essere più ricercata della volontà sua, ma che Y. E. gli avesse fatto liberamente affermare di non mancargli di quanto ricerca l’obligo suo senza fargli di nuovo domandare se vuol fare la impresa, la quale affirmò con parole veementissime voler fare. Signor mio, tanta è la espet-tazione e il desiderio di questo Cristianissimo Re di proseguire e procedere alla esecuzione, che fuora del costume suo, che è d’ essere freddo e di ascoltare molto pazientemente, non potendo tollerare ch’io fornissi il parlar mio, proruppe nelle predette parole, la qual cosa fa arguire in sua Maestà che l’abbia stabilito di fare questa impresa. Io, veduto questo, la lasciai dire e riposare, poi con destro modo le dissi che la maestà sua non si doveva alterare per questa domanda, perchè, oltra che nella Signoria Yostra per la grandezza della cosa poteva cadere dubio che la non fosse per farla, se ne parlava ancora per altri ; ma che la pregava ascoltasse pazientemente, perchè io non dubitava che circa al debito della Signoria Vostra resterebbe ben satisfatta. Così le dissi che alla Maestà sua spettava il, pensare bene a questa cosa prima che fermasse la deliberazione, essendo di grande momento, anche se già ci aveva pensato e deliberato ; che per quanto spetta alla richiesta fatta alla Signoria Vostra, la certificava che quella farebbe il debito suo, come anche per Perone gli aveva mandato a dire, e conoscerebbe sempre la Maestà sua che la Eccellenza Vostra l’ha in somma affezione ed osservanza. La Maestà sua udito questo parlare parve pur che s’ acquietasse. Non di meno affermando tuttavia che la era deliberata fare questa