286 sicché si fece generale la fuga, e la battaglia di Novara fu un’altra di quelle battaglie che cambiar fecero d’un colpo la sorte d’Italia, poiché i Francesi ad altro più non attesero che a ritornarsene in Francia, e l’Alviano vedendo non poter più sostenersi, tornò alle rive dell’ Adige, ove si arrestò con animo di difendersi. La vittoria di Novara invece rialzò più ohe mai la riputazione di Massimiliano Sforza, e mutati insieme colla fortuna gli animi dei popoli, tutte le città si affrettarono a mandargli ambasciatori, offerendogli obbedienza e chiedendo umilmente perdono. Le cose veneziane andavano quindi anch’ esse a precipizio, perdute di nuovo le terre riacquistate, riuscito a vuoto un tentativo dell’ Alviano contro Verona, il papa già per dichiararsi nemico. Al quale faceva la Repubblica manifestare (1) quanto di questo pensiero di Sua Santità fosse sorpresa e dolente, nè poterne veder la ragione, che se a Venezia davasi taccia dell’ aver chiamati i Francesi in Italia, volesse considerare le ingiurie patite, i casi di Brescia, la pace ignominiosa a cui erasi voluta astringere, e per la quale le si sarebbero tolte le terre, tolti i danari e per sopra più la propria libertà; laonde essere stata necessitata ad accordarsi piuttosto con Francia, e non a danno d’ alcuno, ma a ricuperamento del proprio ; badasse bene Sua Santità al pericolo sempre più minacciante dei Turchi ; e perciò aver la Cristianità bisogno di pace, alla quale la Repubblica sarebbe sempre dispósta, purché fosse a condizioni ragionevoli e decorose. (2) Ma gl’imperiali più che mai imbaldanziti erano lungi dal voler prestare orecchio ad eque proposizioni, e doman- (1) 31 giugno, Secreta. (2) 4 Luglio 1513. Per questi maneggi sono assai interessanti i dispacci di Pietro Landò allora ambasciatore a Roma, Cod. Cicogna 2778. Il papa ondeggiante fra le varie parti contendenti, variava di giorno in giorno.