89 tore Foscari, adoprasse tutto il suo ingegno a far sì che Massimiliano ritornasse di là dai monti, rappresentandogli come or la sua presenza in Italia sarebbe solo con diminuzione del suo onore e della sua dignità, non dovendosi essa impiegare se non quando occorresse contro la persona stessa del re di Francia; come al presente potrebbe solo irritare quel re e provocarlo all’ impresa a cui avea già rinunziato, dal che deriverebbe lunga e disastrosa guerra con non poco mal contento de’ suoi Baroni di Germania (1) ecc. A. tale misera politica, a tali umilianti spedienti avea condotto la Repubblica un primo fallo di non aver saputo fino dal principio con un pronto e vigororo partito unire tutta l’Italia contro Carlo Vili! Ora il far retrocedere Massimiliano non era facil cosa, molto più che vedovasi corteggiato dagli oratori di Lodo-vico, di Napoli, di Firenze e di Pisa (2). Il disgusto quindi dell’ imperatore contro 'i Veneziani sempre più cresceva e tanto maggiormente, quanto che pel loro rifiuto di mandargli i danari, che dicevano promessi solo nel caso di aver a combattere la venuta de’ Francesi, non poteva levare gli Svizzeri, i quali mostravano volersi dare perciò alla Francia. Le quali cose udite da Lodovico, molto se ne alterò e chiamato a sè il Foscari, dopo avergli toccato dei nuovi pericoli da cui era minacciata 1’ Italia, gli disse : « Non si pensi la Illustrissima Signoria che il re dei Romani voglia procedere contro Francia se quella non c’ interviene. Io vi dico che io non invigilo ad altro che alla conservazione dello stato mio, nè mi penso nè voglio aver Pisa, ancorché forse potessi averne qualche ragione. Benché i Fio- (lj Lettera al Foscari dispacci uniti al Malipiero, Archivio storico ital., t. VII, p. 807. (2) Disp. 18 ag. 1496 e 28 ag., p. 820 e seg. Vol. V. 12