359 sforzo per condurre a buon esito le trattative, ma siccome egli insisteva di non poter mancare di fede ai Francesi coi quali la Repubblica erasi impegnata fino a guerra finita, un giorno l’imperatore gli disse uscendo di chiesa, che non era possibile che la Signoria potesse soddisfare in un medesimo tempo a due che erano grandissimi nemici tra loro come S. M. e il re di Francia (1). E difatti le pratiche con 1’ imperatore già aveano cominciato a insospettire Francesco, al quale scriveva il Senato il 18 marzo (2) che la Repubblica avea risposto alle proposizioni di Cesare di non potersi partire dall’ alleanza con Francia ; clic i patti quindi che le si metteano innanzi non erano accettabili ; che l’imperatore erasi avveduto della poca disposizione dei Veneziani alla pace con lui, ma che in vero la Repubblica non poteva lasciar cadere affatto le trattative per non venire coll’ imperatore ad un’ aperta rottura che sarebbe stata pregiudiziale alla stessa Maestà Cristianissima. 0 che il re rimanesse infatti persuaso, o volesse piuttosto farne mostra, fatto è che venne poco dopo il signor di Montmorencì a Venezia da parte del re ad esprimere la sua piena soddisfazione e lodare il contegno fino allora tenuto dai Veneziani (3), facendo larghe promesse di scendere ben tosto in persona in Italia a ricuperare il Milanese, e confortando i Veneziani a restar fermi nella lega. Ringraziavano questi, sollecitavano la sua venuta, non mancherebbero essi dei loro sussidii quando egli avesse infatti, come diceva, gli Svizzeri. Ma siccome questi andavano tergiversando, nè po-teasi fare assegnamento su loro (4), e di già apparendo nelle risoluzioni del re grande incertezza, cominciava la (1) Ibid. 24 aprile. (2) Secreta 18 marzo 1522. (3) Ibid. 23 maggio. (4) 23 giugno, p. 99.