142 mier, e Vincenzo pregavalo venisse almeno fino alla barca, ch’egli vorrebbe farglieli mettere in sua presenza, nè potendo nemmeno ciò ottenere, con singolare e, com’ io credo, unico atto di pietà figliale, metteva egli stesso i ferri ai piedi del padre. Così giunse Antonio Grimani il 2 di novembre 1499 verso sera alla riva del ducale palazzo accompagnato, da due barche del Consiglio dei Dieci, deputate ai castelli del Lido ad aspettarlo. Il cardinale Domenico, quando seppe che il padre era già alla riva di palazzo, colà accorse, in rocchetto com’ era, facendosi largo tra la folla, e messosi con lui in barca, più da lui non volle dipartirsi, e tanta era la furia del popolo, che ambedue dovettero far in modo di non essere veduti. A un’ora di notte finalmente, Antonio fu levato di barca con cinque torpie, e portato coi piè scoperti, calze di scarlatto e i ferri in vista di tutti, con vesti paonazze da scrittore fino alle prigioni, sostenendogli il cardinale le catene per alleviargliene il peso (1). Passando, vide gli avogadori e i capi dei Dieci, e si scoperse, e cadutagli a caso di mano la berretta, raccolsela il cardinale, e gliela ripose rispettosamente in testa, poi restò coi fratelli Vincenzo e Girolamo, essendo Pietro ammalato, tutta la notte ai cancelli, nè mai cessò di prestargli tutti quei servigi che da figliuolo amoroso si poteano. Ed era invero miseranda cosa vedere caduto sì basso un uomo già illustre per le imprese di Napoli, ove avea preso Monopoli ed altre città, ricco per mercatura di ben cento mila ducati di contanti, senza gli stabili ; che avea speso trentamila ducati per far il figliuolo cardinale (2), il qual poi divenne patriarca d’Aquileja; che sapiente di consiglio, di gran cuore, di facile eloquenza, era in addietro principalissimo (1) Sanudo Dlarii III, p. 32. (2) Ohronicon venetum. Murat. R. I, XXIV.