45 sero da lui trattati come navigli e sudditi veneziani ; accettava le buone scuse edotte circa al rifiuto delle cinque galee richieste ; approvava le risposte date dagli oratori papale e regio di Napoli, e molto aggradiva l'intenzione dell’illustris-sima Signoria di voler conservare l’amicizia e l’alleanza col re di Francia, il quale dal canto suo protestava contro le vane dicerie che si erano sparse, quasi egli ambisse non solo al regno di Napoli ma al dominio di tutta Italia; essere sua intenzione di rimettere i Baroni ne’ loro possessi, di pagare il solito censo al papa, non occupare nessuna città della Chiesa ; manderebbe bensì il Montpensier nelle terre dei Fiorentini, i quali mancando alle loro promesse, aveano dato soccorso a’ suoi nemici, a Rapallo e Porto venere ; tuttavia egli non chiedeva loro che il passaggio, e solo quando gli venisse rifiutato, s’impadronirebbe di alcun luogo di loro ; nè mancava di toccare come al solito della grande spedizione che, ordinate le cose d’Italia, avea in mente d’intraprendere contro il Turco. Questo fu il discorso pubblico, altro disse in privato : aver udito vociferarsi che la Repubblica non vedesse volentieri che il re prendesse il regno di Napoli, perchè non voleva in Italia signoria più potente che non fosse quella d’Alfonso ; che se ciò fosse, S. M. era pronta di fare qualunque patto più piacesse alla Signoria ; che acquistato il regno S. M. avrebbe più bisogno dei Veneziani che non questi di lui, giacché da un canto restituirebbe le terre ai Baroni, dall’altro avrebbe sempre a guardare la Francia dagli assalti dei vicini inquieti e sospettosi ; se la Repubblica volesse qualche porto o piazza nel Regno, sì ei gliel darebbe, fino a che essa acquistasse qualche altro sito più importante nel territorio del Turco ; che se la Signoria volesse soccorrere la spedizione con dieci o venti galere, oppure con cento o duecento lancie, ne verrebbe tale sbigottimento in Alfonso da far terminare assai più presto