271 cV arme intervenuto con notabile undique discrimine, difficoltà, uccisione di capi e altre genti da guerra, dannando non poco di levità il defunto mons, di Foix che tra una città e l’esercito pontificio ed ispano si avesse lasciato tirare alla giornata. Dopo le quali cose mi fece introdurre al magnifico m. Andrea al qual lessi la parte dell’ eccellentissimo Consiglio di Pregadi comunicandogli etiam adunque le formali parole dell’ Eccellentissimo Magistrato vostro, mi afforzai con tutto V ingegno e spirito far V esposizione mia. Sua magnificenza dopo ben attentamente ascoltatami, mi rimandò subito all’ill. sig. Gian Giacomo con la parte del Senato e così di suo ordine, perchè 1’ era in cifra, la lessi a Sua Signoria, la qual immediate la mattina seguente di 17, si conferì in Rochetta lasciando me però in casa sua. Ragionò col magli, mess. Andrea e ritornato mi fece condur di nuovo nella predetta Rochetta, imponendo al servitor suo eh’ io avessi a star col detto magn. Gritti, ma entrati in Rochetta il capitano di giustizia, uno dei primarii del Consiglio regio, sopraggiunse. M’interrogò se io aveva intesa la nuova della rotta, avanti la partita mia da Venezia. Le convenni dir la verità, siccome a Legnago aveva sentito parlar di questo fatto d’ arme, ma che vi era stato da far per tutti. Deinde disse: « Orsù noi abbiamo novella che avete dato danari a Svizzeri e che di quelli ambasciatori che dimoravano a Venezia una parte è andata a casa e 1’ altra a trovare il papa. Sappiamo bene il tutto. Il papa presto diventerà gentiluomo di Venezia e farà de lì Roma. Noi crediamo che gli Svizzeri sapranno ben far i fatti suoi, ma se saranno matti, li romperemo la testa, come abbiamo fatto a’ Veneziani ed ora al papa e Spagna. Savia stato meglio si a-vesse fatto una buona pace avanti di adesso. Nui andaremo a metter 1’ armata nostra sotto Padova e staremo a veder chi ne vorrà venir a trovar. Ben bisogna far un’altra gior-