3i4 ne esaminava il soggetto non so per quanli lati diversi, e sempre ne cercava il migliore. Il primo pensiero era quel dell’ esordio, poiché io amo d’incominciar sempre con un certo proposito, e grand’orrore aveva a quell’zeri o l’altro ieri andò in iscena che potete trovare in tutte le relazioni del ... E studiava anche, oh vanità delle menti! di dir le cose con certo qual garbo; ne consultava perfino la Crusca, poi nell’entrare in materia, teneva modo come se fossi stato figlio o fratello d’ogni virtuoso, dando fondo a tutti i tropi e le figure di Quintiliano per intesserne fregi al vero, quando amaro aveva a riuscire, e temperarne l’asprezza. Ma chi m’aveva obbligo di tanti fastidii? Il pubblico non se ne dava per inteso, ed aveva ragione; a me non ne rimaneva nè meno il conforto di questi beati sonettatori che dopo aver sudato due giorni intorno al loro componimento, vanno almeno in caccia di gente cui leggerlo, per sentirne, dicono essi, l’opinione o il parere, ma in fatto per farsene dar lode e approvazione; imperciocché provatevi se vi basta l’anima, a muover so- lo qualche dubbio o questione a questi umili cercatori d’opinione o parere! . . . Ora a me non rimaneva neppur questo miserabil conforto, poiché dopo tre o quattro ore di maceramento di cervello, che altro aveva io fatto che un at-