159 indole, ma collerico ; savio e di molta destrezza nel maneggio della cosa pubblica, onde il suo consiglio in Collegio per lo più prevaleva ed era sempre apprezzato (1). Il popolo, benché legalmente escluso dal prender parte nella elezione dei dogi, non lasciava però di mostrare di quando in quando le sue volontà. Cosi alla morte del Bar-barigo tutta la città gridava si facesse doge Filippo Tron, figlio del doge Nicolò (1471-1473), come uomo assai popolare, di età di sessantasei anni, senza figli, assai corpulento, ma morì appunto nella notte del ‘26 settembre mentre ancora erano adunati i quarant’ uno; fu detto, narra il Sanudo, essere stato avvelenato ; ma non fu vero, essendo scoppiato d’eccesso di pinguedine, e onorevolmente sepolto ai Frati minori nell’arca del padre, e lasciò, diceasi, un patrimonio di ottantamila ducati (2), per la più parte destinato a scopi pii, ordinando fra altre cose che, vendute le sue argenterie, le gioie, i mobili, si comperasse un terreno da fabbricarvi sopra cento casette da darsi per 1’ amor di Dio a poveri marinai col fitto di soli ducati quattro 1’ anno, e le dette case si fecero a santa Maria Maggiore (3). Il nuovo doge Loredano, conoscendo il bisogno della pace, si diede premura di concluderla col Turco ; alla sua assunzione, i Francesi e gli Spagnuoli si disputavano ancora il regno di Napoli, e la Repubblica bramosa di evitare ogni complicazione, scriveva al suo governatore di Brindisi, osservasse circa ai navigli delle due nazioni belligeranti la più stretta neutralità (4), mandava a re Luigi dichiarando di non aver avuto alcuna parte nei movimenti degli Orsini contro il papa, nè di aver fatto contro al Valentino (5), inviava (1) Sanudo, Diarìi IV. (2) Ibid. (3) Diarìi Priuli. (4) Secreta 14 ott. 1502, p. 44 e 23 dio., p. 57. (5) Ibid. 25 ott., p. 48.