b'à ne persuadono che con ogni fiducia loro apra il cuor mio, sì circa quello ho fatto come circa quello resta a far per libe-razion d’Italia, sappino le Mag. Vostre che prò primo ho fatto disarmar tutta 1’ armada, di Genova e dato modo ed ordine che più lì egli non ne possa avere e questo ho fatto acciò il re Alfonso non avendo timor di armate possa farsi più forte alle frontiere e ai suoi confini per resistergli, e ho revocato e fatto tornar a casa tutte le genti mie di Romagna acciò il duca di Calabria possa andar ad unirsi con le genti del padre, che stante le mie (genti) di là non avrebbe potuto andare ; ho fatto intender al papa che stia di buon animo e perseveri nella sua disposizione in favorir re Alfonso, perchè io non gli son per mancare di quanto sarà espediente, ed ho dato avviso a Sua Santità aver scritto, come in effetto ho fatto, a mons. Ascanio mio fratello che veda di reconciliarsi con essa ad ogni modo e che non permetta a nessun patto che quella gente che l’ha con lui de’ signori Colon-nesi molestino in alcuna parte nè le cose della Chiesa nè del re Alfonso : anzi dove con desterità possi usar quelle in benefizio dei predetti, il faccia ; ho etiam per nunzio secreto apposta fatto confortar il re Alfonso ad attender gagliarda-mente per questi due mesi alla sua difensione perchè in effetto questo re di Francia non può durar non avendo danari; inoltre ho scritto a M. Galeazzo dia ogni favore ai Fiorentini che per niente perdino alcuna parte della loro libertà e bisognando gli ho ordinato che lo dica al re di buone lettere che per niente sono per patir si faccia alterazione alcuna se mi vuol aver per amico, perchè avendo io imputazione che 1’ abbi fatto venir in Italia alla impresa sua di Napoli, dove ei dicea aver tanta ragione, non voglio che si dica ch’io sia stato cagione che vada distruggendo gli Stati d’Italia. Inoltre voglio anche, signori ambasciatori, che voi intendiate il tutto come però fin ora diligentissimamente