164 per ottenere Rimini (4) ed Imola, «benché forse saria stato meglio per loro (nota il contemporaneo Frinii nella sua Cronaca) non prender ogni mosca che volava per 1’ aria ; tamen tanta era l’ambitione e cupidità di accrescere il dominio per loro beneficio, che veramente erano accecati in questa deliberatione, e vista la morte di questo Pontefice, volevano farsi signori di tutta la Romagna non considerando quello li potesse intervenire (2). » Intanto seppe sì bene maneggiarsi il cardinale Giuliano dalla Rovere, uomo di molto ingegno, coraggio ed accortezza, che con generale sorpresa si trovò eletto il primo novembre al trono pontificale assumendo il nome di Giulio II. E fu questo un nuovo colpo pel Valentino, per la viva nimicizia che già era corsa tra esso Giuliano e suo padre Roderico Borgia (poi Alessandro A7!) mentre erano ambedue cardinali, nè erasi poi estinta. Nulladimeno a principio tutto pareva inclinare a bene: il nuovo papa trasse con varie promesse il Valentino dal castel sant’Angelo ov’erasi ritirato, gli confermò tutt’ i suoi titoli ed onori, mostrava volersene fare valido appoggio: ai Veneziani altresì mostra-vasi assai benevolo, tanto che veniva chiamato comunemente il veneziano, ed ei se ne compiaceva (8). Ma non tardarono ad insorgere le prime nubi, facendo il Papa chiaramente intendere essere sua ferma intenzione di riacquistare alla Chiesa tutte le terre di Romagna, non volere che in esse nè Valentino nè altri avesse stato alcuno, e di Faenza non volervi bastardi, alludendo agli sforzi che facevano i Fiorentini per mettervi un Franceschetto Manfredi spurio dell’antica casa regnante (4). Non meno però dei Fio- o (1) Secreta 20 ottobre, p. 123. (2) Cronaca Prinli alla Marciana. (3) 14 nov. 1508, Sanudo, Diarii V., p. 211. (4) Secreta 5 nov., p. 1.28.