# 433 simi, mentre il campo della lega si trovava in sito sprovvisto di acqua e di viveri, mancante dei numero di zappatori e dei picconi necessarii ad aprirsi una via nel sasso (1). E così dopo lunghe discussioni fu preso il partito di ritirarsi. Rimasto il papa privo di ogni speranza di soccorso, non potè far altro che accomodar le cose sue a qualunque patto cogl’imperiali e dovette acconsentire di pagare all’esercito ducati quattrocentomila, consegnare Castel Sant’ Angelo, le rocche d’ Ostia, di Civitavecchia e Civita Castellana, le città di Piacenza, Parma e Modena, restare prigione coi cardinali, che avea seco in castello, fino a che fossero pagati i primi centocinquantamila ducati, poi andare a Napoli o a Gaeta ad attendervi le disposizioni dell’imperatore ; dare ostaggi per l’osservanza di quanto prometteva ; assolvere infine dalle censure incorse i Colonnesi. Ma Clemente VII prometteva più che non poteva eseguire, poiché le fortezze erano nelle mani de’ collegati, i quali naturalmente si sarebbero rifiutati di sgomberarle ; le città, profittando della dissoluzione del governo, si riducevano in libertà, o venivano occupate dai signori vicini, così Modena dal duca di Ferrara, così Ravenna e Cervia dai Veneziani. Imperciocché avendo Ravenna domandato soccorso alla Repubblica, questa vi avea mandato a principio con un polso di genti Giovanni Tiepolo, come a tutelarla in nome del papa, ma poi Bartolomeo Contarmi dava mano a rialzarne le fortificazioni, fornivaia di frumenti eli cui difettava, prese insomma ad esercitarvi di nuovo la Signoria veneziana (2). Egual cosa accadeva in Cervia, che avea mandato una deputazione di parte guelfa, dopo cacciata la ghi- (1) Ib. p. 165. (2) 25 Giugno 1527 Secreta, p. 46, Vol. Y. 55 SI