168 quieta di certe pratiche di cui i suoi ambasciatori le aveano più volte dato alcun cenno, ed anche ultimamente essendo stato l’arciduca a parlamento col re francese aveasi avuto qualche sentore che in quello aveano deliberato di collegarsi anche con Massimiliano a danno d’Italia e specialmente delia repubblica veneziana (1). Laonde non lasciava di giustificare presso Cesare l’occupazione di Faenza e Ri-mini, città date da tempi immemorabili in vicariato, da ultimo alienate al Valentino, al quale i Veneziani aveanle tolte e per cui pagherebbero a Sua Santità un censo, sebbene il detto Valentino non l’avesse pagato (2). Continuava però il Papa a mostrarsi molto mal soddisfatto, e non volendo che le genti veneziane avessero a passare 1’ inverno in Romagna, ebbe a dire all’oratore che non vorrebbe esser Papa piuttosto che sostener simil cosa (3); e rispondendo 1’ oratore che la Signoria avea dato ordine che si astenessero da qualunque ostilità e avrebbele richiamate e che solo per riguardo di Sua Santità rinunziava ad ad ogni pratica e movimento circa Imola e Forlì, le quali avrebbe potuto facilmente ottenere, il Papa lunge dal quietarsi, soggiungeva (4) : « signor oratore ! vi parleremo ingenuamente. Voi ci date buone parole e la Signoria fa cattivi fatti, mentre abbiamo al contrario dal vescovo di Tivoli che la gente non s’ è levata di Romagna, e sappiamo che la Signoria tiene pratiche in Cesena, ed ha già avuto il luogo di s. Arcangelo che è della Chiesa insieme con Montefìore ed il porto cesenatico. Non abbiamo gente nè danaro da farvi guerra, ma ci dorremo ai principi cristiani ed invocheremo 1’ ausilio divino che quello ne aiuti essendo cose (1) Priuli, Cronaca giugno 1503, p. 191. (2) Secreta 22 dicembre, 147. (3) Sanudo, Diariì V., p. 426, 19 dicembre. (4) Ibid., 23 dicembre.