292 l’Alvi ano e cominciò una terribile ed acerrima zuffa. Pareva la sorte piegare al fine in favore dei Veneziani, quando sopraggiunto il Cardona e dando addosso primamente a gran turba di contadini accorsi a predare (1), questi cominciarono disperatamente a fuggire, scorando coi loro gridi volta volta (2) e portando la confusione nel campo veneziano, il quale sgominato e più non attendendo agli ordini de’ capitani, ma solo a salvarsi, qua e colà disperde-vasi, e in parte drizzatosi a Vicenza, ove sperava trovar rifugio, fu da sopraggiunti spagnuoli, dinanzi alle mure stesse della città, barbaramente sterminato. Nè il Baglione potè secondo gli ordini dell’ Alviano dar dentro alla prima schiera, intricato e impedito ne’ luoghi paludosi della valle, anzi circondato egli stesso dai nemici, cadde con buona parte dei cavalli, in poter loro. Il provveditore Loredano preso dai tedeschi fu ammazzato, altri capitani morirono, altri furono fatti prigionieri. Notizia fu questa che a Venezia tanto più commosse gli animi, quanto che più inaspettata arrivava, già tenendosi ognuno per le lettere antecedenti dal campo sicuro della vittoria (3). Tuttavia il Senato non si lasciando avvilire scriveva all’ Alviano dolersi della sua disfatta non poco, ma non perciò lasciarsi cadere dell’ animo : esortarlo voler essere anch’ egli di buono e saldo proponimento e non cedere alla fortuna, ma pensare piuttosto al rimedio (4). La sconfitta de’ Veneziani non ebbe quelle pessime conseguenze che erano ad aspettarsene, poiché gli Spagnuoli stanchi e dilacerati anch’ essi, sopraggiunti dalle pioggie (1) Ciò è confermato da una lettera del Collegio all’ Oratore in Ispagna 15 dicembre 1513. (2) Barbaro, Storia di Venezia unita alla Cronaca Malipiero nel-1’ Archivio stor. ital. t. II, 1007. (3) Sanuto Diarii XVII, p. 114. (4) Secreta XLVI, 8 ott., p. 11.