192 che fu nel regno di Napoli suo condottiero, il quale per giudicio mio è gratissima persona, e da parte di Sua Signoria si dolse con me di questa lega che si diceva esser latta a danni della Celsitudine Vostra. Dissemi che Sua Signoria aveva desiderio di parlarmi, e che gli saria grato che io andassi a messa la mattina seguente alla Mercede eh’ è chiesa non molto frequentata e nell’ estremità della terra. Risposi eh’ io ringraziava sua Signoria soggiongendo che non mi poteva persuadere questa nova esser vera nè ragionevole, non avendo causa alcuna i principi cristiani di offender quell’ eccellentissimo Senato ; che però mi sarei recato di buona voglia dove sua Signoria richiedeva. E così la mattina andai, dove sua Signoria dopo il conveniente congresso mi disse : non voglio star molto con voi per non dare sospetto ad alcuno ; quanto vi manderò a dire con m. Francesco- Spinola reputate esservi detto da me. La sera infatti mandò da me m. Francesco il quale mi portò una polizza di certe novità che è copia ovvero summario di una lettera che sua Signoria avea ricevuto da sua moglie in Genova, la quale scriveva : « La venuta del re di Francia in Italia è cosa certa ed esso ha scritto al governatore di questa città che sarà alla Pasqua in Milano et che in Bologna si vedrà col Papa e con l’imperatore e che la regina de Franza viene qua. Il re ha domandato a questa città quattro {galee ?) per quest’ impresa et altre a suo soldo. La terra gli ha risposto che darebbe questo e più. La guerra ancora non è bandita per pubblica voce e contro Veneziani, ma cominciano apparire segnali della sua fortuna. In tutto il ducato di Milano son vietate le tratte di vettovaglie e di cavalli ; dicono che il re di Franza meni seco gran gente, cioè due mille cinquecento uomini d’ arme e venti mila fanti, dicono che il duca di Gheldria è capitano dell’infanteria, che mons. de la Tramoglia sarà capitano generale.