244 Polesine di Rovigo (1), nel tempo stesso che il principe d’Anhalt, uscendo con buon polso di gente da Verona, di-rigevasi a Vicenza. Metteva la Repubblica alla testa delle sue truppe il Baglioni. Avea questi sotto il suo comando seicento uomini d’ armi, quattro mila cavalleggeri e stradioti, otto mila fanti, forze di gran lunga inferiori all’ esercito imperiale e francese riunito, onde gli fu uopo andare indietreggiando fino alla Brentella ove si affortificò ; ed erano buon riparo alle genti veneziano i tre fiumi Brenta, Brentella e Bacchigliene. Era governator generale Luigi Malvezzi. I Vicentini, prossimi a cader di nuovo nelle mani degli imperiali, ancora irritati per la passata rivolta, mandarono ambasciatori al principe d’Anhalt per impetrar grazia, ma invano, che il trovavano furibondo, e deciso a far pagar loro ben cara la defezione. Disperando di ricevere umano trattamento aveano i Vicentini fin dal principio della guerra mandato le lor donne, i figliuoli e le robe più preziose a Padova, or seguivano anche gli uomini scendendo il Bacchigliene e seco recando quanto ancora aveano di pregio, e i Tedeschi entrati in Vicenza poco trovarono da saziare la loro cupidigia. Se non che una parte de’ Vicentini e degli abitanti del contado aveano scelta a rifugio una profonda caverna ne’ monti, cavata dai minatori per estrarne le pietre, la quale conteneva molti scompartimenti, comunicanti insieme solo per uno stretto passaggio, e per modo intralciati a formarne un vero labirinto, a cui metteva solo un angusto ingresso facile a difendersi. Colà si erano nascosti ben sei mila di quegli sventurati, colle donne, coi fanciulli, cogli averi. Ma un capitano di venturieri francesi chiamato 1’ Herisson venne ad iscoprire quel ritiro, e tentato invano di entrarvi, ordinò, con infernale pensiero, si portassero (1) 13 maggio 1510, Secreta XLIH.