412 possesso di Milano. Parve opportuno di approfittare della collera del Péscara e valersi del potente suo braccio, al che egli a principio aderì, e mostrò di aderire per farsi poi traditore. Fatto sta, che poco andò che qualche sentore ebbero gl’imperiali di quanto si maneggiava (1), e il Pescara a purgarsi di ogni sospetto, invitato a se il Morone a Novara come volesse parlargli, il fece prendere e condurre nella torre (2). Poi colle sue truppe, occupato militarmente Milano, domandava anche il castello in cui il duca erasi ritirato, e Cremona che dicea esser corso l’accordo di venir consegnata ai Veneziani. E procedendo sempre colla stessa dissimulazione, asseriva ben sapere che il duca non ci avea parte e che il tutto era successo a sua insaputa, e mandava a lui giustificandosi, quasi che avesse fatto eseguire 1’ arresto del Morone non tanto per benefiziò di Cesare, quanto pel vantaggio di sua Eccellenza. Ma il duca, allora ammalato, diceva al messo del Pescara : « Voi siete venuto a me, credete voi, per farmi morire. Io non morirò sé non quando piacerà a Dio, e molto mi maraviglio del marchese di Pescara che abbia usato così verso di me, perch’ io son certissimo che il Morone non ha errato in cosa alcuna e manco io » ; soggiungendo altre parole gagliarde ; poi chiamato un suo secretarlo, gli dettò una lettera di eguale sostanza dicendogli: «vedete che io 1’ ho dettata, riferite al marchese quanto avete veduto (8) ». La scoperta della cospirazione sgomentò grandemente la Repubblica che si affrettò dal canto suo a scusarsi (4) per tenersi benevolo l’imperatore, il quale dissimulava, ciò richiedendo le novità d’Inghilterra (il cui re s’era accordato colla reggente di Francia e avea segnato il 30 agosto un (1) Dispacci Andrea Navagero presso Cicogna, p. 284 e Secreta. (2) Lett. del Collegio all’ oratore a Roma 18 ottobre ed in Inghilterra. (3) Lett. Collegio 22 ottobre all’ambasciatore in Inghilterra. (4) Dispacci Navagero presso Cicogna.