Gii Svizzeri intanto da Bellinzona, impadronitisi del ponte della Tresa, si volsero a Yarese, poi pei deliziosi monti della Brianza s’inoltrarono fino a Como, ma quando i Francesi già impauriti s’ attendevano che fossero per passare l’Adda sopra zattere ove questo fiume esce dal lago di Lecco, eccoli ad un tratto tornarsene addietro alla Tresa e ridursi di nuovo alle loro montagne. Della quale improvvisa risoluzione variamente si cercarono i motivi, chi attribuendoli alla difficoltà dei paesi, chi alla mancanza di cavalleria ; ma il più probabile si è che i danari del Chau-mont (1) non mancassero d’ effetto sopra una truppa vendereccia, e che nelle guerre che intraprendeva per conto altrùi, altra mira non avea se non di arricchire. Tuttavia se il capitano veneziano Lucio Malvezzi fosse stato più sollecito e più coraggioso nell’ assalire i Francesi mentre erano in più parti divisi, e dalla calata degli Svizzeri sbigottiti, avrebbe assai probabilmente riportata piena vittoria, e riassicurate le cose della Repubblica nella terraferma. Ma nè egli, nè il marchese di Mantova, liberato alle istanze del papa e rimesso alla testa dell’esercito, fecero quanto avrebbero dovuto' ed è pur singolare come i Veneziani dopo le esperienze avute, e non potendo ignorare che se il marchese si fosse apertamente dichiarato contro i Francesi, i suoi Stati nel Mantovano restavano esposti alla vendetta loro, potessero nuovamente indursi ad affidargli le loro truppe. Difatti poco stettero ad insorgere i sospetti (2), e a questi seguì la certezza, eh’ egli aveva accomodate le cose sue con Francia (3). Sollecitava il senato la presa di Verona alla cui difesa stava il duca di Termini o Termoli succeduto al morto prin- (1) Henry Martin Hist. de France. (2i 28 ott. Secreta XLIII, p. 147. (8) 14 nov. Lettera ad Andrea Gritti, p. 153.