125 Cappello amichevolmente, che la Signoria ben stesse sulle guardie al primo adunamento di genti che il re di Germania facesse sulle frontiere (1), ed insieme coll’ altro ambasciatore Robertet gli confidava, poco prima di partire, come Massimiliano avesse detto non esser nè in pace nè in lega coi Veneziani, soggiungendo : «TI re di Francia ne ha domandato la pace, e vuol riconoscere ed essere investito da noi dello Stato di Milano, ed essi non vogliono fare altrettanto e riconoscere dall’imperio il dominio di Cremona, nè di alcun altro loro luoco, anzi si chiamano signori della quarta parte d’Europa (1), ed abbiamo loro lettere in cui si danno questo titolo. » Del resto, continuava a scrivere il Cappello, aver quegli ambasciatori rinnovate le proteste d’amicizia della Francia, ma replicavano che la Repubblica stesse ben sulle guardie, e poi passando a parlare dell’ instabilità di Massimiliano aveano detto essere molto maravigliati d’aver potuto ridurre a termine un’ ambasciata in cui aveansi a discutere ben quaranta capi di cose, delle quali però una o due sole formavano la parte principale, nè vollero al Cappello specificarle. Poco dopo il Giuffrè dall’ imperatore richiamato ad Innspruck, trattenendosi un giorno coll’ ambasciatore veneziano sulla cerimonia della investitura che dovea farsi al re di Francia del ducato di Milano, anzi, come credeva, di tutte le terre e luoghi in Italia, sottoposti all’ Impero, diceva avere seco una copia dell’investitura già fatta a Lodovico Sforza, nella quale era espressamente nominata la città di Asti con tutto il suo contado e tutte le terre e luoghi di Lombardia e della Signoria di Venezia. Mi domandò, scrive il Cappello (3), se questa avesse avuto mai (1) Ibid., 11 gennaio 1502. (2) Immo vocant se imperatores quartae parti» Europae. (8) Ibid., 14 febbraio 1502.