207 ogni cosa guastò. Lasciato il forte alloggiamento per far fronte ai Francesi comandati dal d’Amboise, s’era avanzato verso di essi : collocati i suoi fanti coll’artiglieria sopra un argine elevato lungo un torrente allora asciutto, assalì impetuosamente la cavalleria nemica sopra un suolo coperto di vigneti che impedivale il libero movimento e la respinse. Intanto però arrivava il re col grosso dell’esercito, mentre invece quello del Pitigliano rimanevasi ancora addietro ; una dirotta pioggia sopravvenuta avea reso sdruccievole il terreno (1) ; tuttavia il valore del generale s’era trasfuso nelle sue genti le quali sostennero per ben tre ore con ammirabile intrepidezza il terribile urto : la fanteria italiana dei Briseghella, distinta per le sue casacche bianche e rosse, si mostrò degna della sua riputazione e del svio capitano Naldo da Briseghella da cui prendeva il nome. Ma alfine le truppe della Repubblica accerchiate, incalzate, non sostenute a tempo dal Pitigliano, furono messe in rotta, 1’ Al-viano stesso ferito in volto fu preso, grande fu il numero dei feriti e dei morti (2), intanto 1’ esercito del Pitigliano rimasto salvo potè tranquillamente ritirarsi per attendere i nuovi eventi. Tale fu 1’ esito della battaglia di Vallate o di Agna-dello nella Ghiaradadda, combattuta il 14 maggio 1509 e che apriva la serie di quelle sciagure che condur doveano la Repubblica agli estremi. Abbiamo una relazione della battaglia esposta dallo stesso Alviano in Collegio al suo ritorno dalla prigionia di Francia (5). « Ordinato 1’ esercito ^istruttissimo di duemila lance (1) Sismondi, cap. CV. (2)^ « Io vidi al artellaria del Senato Veneto una montagna de homeni morti che furono estimati quattro milia.» Grumello, Cronaca pubblicata dal prof. Mailer, Milano 1856, d.' 112, (3) Sañudo Diarii t. XVI, p. 2L0.