131 1’ Ungheria, rispondeva : che siffatta lega potrebbe facilmente divenire pericolosa, irriterebbe gli altri principi, ne prenderebbero animo i Turchi, stimando divisa e discorde le Cristianità (1). Ma non contenta la Francia a questa risposta, insisteva chiedendo cosa farebbe Venezia, quando venissero genti di Massimiliano e di Spagna per passare in Puglia, al che essa rispondeva ricordando la buona amicizia sempre mantenuta con Sua Maestà Cristianissima, solo maligni uomini poterla mettere in dubbio, e da essi appunto derivare la presente domanda; avere lo stesso re raccomandato alla Repubblica di non fare cosa che potesse chiamare le armi di Massimiliano contro di essa, e in tanta vicinanza ai possedimenti francesi in Italia : ora vietare il passo, sarebbe un dichiarargli guerra aperta, nè potersi Venezia esporre a questa, avvolta com’ era tuttora nella guerra col Turco (2). Così scorgiamo fin d’ora iniziarsi quella politica incerta, di aspettativa, studiosa di tenersi in bilico, che fu in progresso quasi sempre seguita dai Veneziani nelle complicazioni d’ Europa. Venezia, veduti altri popoli mettere in mare grosso naviglio, fare lontani viaggi, dare altra direzione al commercio, ebbe presto la coscienza d’ esssere discesa a potenza di secondo grado e ogni cura volse non più a dominare ma a conservarsi. Ciò attestano gli stessi suoi scrittori contemporanei (3) e ricordano con dolore come le galee tornate nel febbraio del 1502 dal viaggio di Baruti non portassero che settecento colli di specie, e tra questi soli quattro di pepe, lo che mostrava apertamente quale e quanto fosse il danno recato dai Portoghesi ai Veneziani pel loro nuovo viaggio, e i mercatanti, che (1) Seereta, 2 agosto 1502,'p. 30. (2) Ib. 20 sett. p. 40. (3) Priuli Diarii febbraio 1502 e Sanud o.