299 di, gli abbracciò con grande benevolenza. Presentarono gli ambasciatori le credenziali e sedutisi per volere del re a lui rimpetto, sedutisi pur tutti gli altri e fatto generale silenzio, prese il Giustiniano ad esporre in ben ornato sermone latino le condoglianze della Repubblica per la morte di re Luigi XII, e in pari tempo le congratulazioni per l’assunzione del nuovo re al quale ella si protestava, come fu sempre verso la reai casa di Francia, affezionatissima. Rispose il gran cancelliere in nome del re ringraziando, e profferendosi, poi Sua Maestà levatasi e chiamati a sè gli ambasciatori, domandò loro se alcuna cosa avessero a conferire in segreto, e con essi ritirandosi nel vano d’ una finestra, disse essere dispostissimo ad ascoltarli. Allora il Pasqua-ligo disse essere ferma intenzione della Signoria di perseverare nell’ alleanza ed eccitavalo anzi ad inviare presto nuove forze in Italia, di ciò adducendo 1’ oratore molto efficaci e persuasive ragioni. Al che rispose il re: «L’ambasciatore qui (accennando Marco Dandolo che già trova-vasi come ordinario alla corte di Francia) mi è buon testimonio dell’ amore e della devozione che ho portato prima ancora d’ essere re a quella illustrissima Signoria ed ora che è piaciuto allAltissimo Iddio di sollevarmi a tanto grado, ho al tutto deliberato di aiutarla e favorirla e farla più grande che mai non sia stata per l’addietro e di ciò la certificherete da mia parte, e in breve verrò io in persona col-1’ esercito mio in Italia, che mal si converrebbe a un giovane mandar altri. Ed è certo che non solo io ma tutta la Francia ha grande obbligazione colla Signoria di Venezia, che mentre gli altri, fatto il loro prò, ci hanno poi abbandonato, ella sola con tanti pericoli e danni ci è rimasta sempre fedele. Il che dovendo io ben riconoscere, le sarò il miglior amico che mai le sia stato alcun re di Francia od altro principe cristiano e serberò sempre con lei buona al-