211 stri fuggir. E m. Vicenzo Falier provveditore di stradioti mi era appresso e fu scavalcato, lo feci rimontar a cavallo e dissi : salvatevi, messere, e così fece. Io poteva fuggir ma non volsi e fu morto il sig. Piero dal Monte e gli altri da valenti uomini, maxime Jacopo da Spoleto e mi sopravenne addosso .... uomini d’ arme francesi che mi scavalcarono ; 10 con lo stocco combattendo ne atterrai alcuno e mai potei rimontar a cavallo e sempre una mia lanciaspezzata mai mi abbandonò qual non so che sia di lui. Et mi venne addosso alcuni .... e volendomi ammazzar, sento una voce credo fusse la lanciaspezzata : non far, Ve il signor Bartolomeo. E così tre di loro mi si buttarono addosso perchè non fossi morto e per avermi prigione. Tutti mi volevano, mi dierono alcune ferite e sulla faccia e altrove, sicché ho avuto ferite ... E preso che fui, fui portato al re perchè io diceva dov’è il re? E voglio dir questo, S.mo Principe, mi affrontai prima col gran maestro di Milano e li detti tante bastonate collo stocco che ancora fugge ...» Disse poi com’era stato ben trattato dal re e condotto a Milano, poi nel castello di Loches in Francia ; fece lodi e biasimi dei condottieri, concludendo : « Dio avesse voluto fossi stato capo solo ». In Venezia intanto aveasi avuto notizia della grande battaglia imminente e se ne attendeva colla massima ansietà 11 risultamento. Narra il Sanuto (1), come mentre il giorno 15 maggio i Savii si trovavano raccolti a consulta, e ch’egli con ser Angelo da Pesaro, Alvise Cappello e altri senatori stavano davanti alla carta geografica dell’ Italia dipinta sulle pareti della sala del Senato, giunse a ore 22 il corriere colle lettere portanti il funestissimo annunzio. Scritte queste in fretta e sulle prime notizie da Sebastiano Giustiniano e Marco Dandolo rettori di Brescia portavano la rotta (1) T. Vili, pag. 98.