119 tutt’ i provvedimenti del Trivulzio e del capitano Ivo d’Allegre divenivano vani per la sollecitudine estrema messa da Lodovico e da suo fratello, il cardinale Ascanio, a scendere i monti con un buon corpo di Svizzeri e di Borgognoni e per l’adesione eh’ essi trovavano nelle popolazioni. Arrivati infatti a Como vi furono tosto accolti, ritirandosene la guarnigione francese, del qual fatto preso vieppiù animo i Milanesi, si sollevarono gridando Moro Moro, e già al principio di febbraio del 1500, Lodovico faceva il suo ingresso nella città. Anche le città di Pavia e di Parma alzarono le bandiere di lui, ma non poterono fare altrettanto Piacenza e Lodi, rattenute dal pronto accorrere dei Veneziani (1). Entrato Lodovico in Milano convocò il Consiglio e molte persone del popolo, ricordò i mali trattamenti dei Francesi, confessò aver forse anch’ egli in qualche parte trascorso, ma confortavali a voler perseverare nella fedeltà verso di lui, che egli a tutto rimedierebbe, mentre se tornassero sotto i Francesi avrebbero a soffrire più che mai ; non si fidassero nè di promesse nè di parole che venissero loro fatte dai Veneziani ; pregava non volessero mancargli d’aiuto nei presenti bisogni ; non per sè chiedere egli un sussidio di danaro, ma per la loro propria conservazione ; eh’ egli non voleva essere loro signore, ma soltanto lor capitano, e servirli e mettere la persona propria ad ogni pericolo per loro, e voleva eh’ essi aver dovessero l’amministrazione di tutte le entrate, e mille altre belle cose disse, tanto che ottenne infatti fino alla somma di centomila ducati (2). Ma tanta fortuna di Lodovico non era che un lampo passeggero, e sarebbe inesplicabile come i popoli potessero mettere fiducia nella durata del governo sforzesco, avendo (1) 20 marzo 1500, lettera al Prov. gen. affinchè muova in soccorso dei Francesi, Secreta XXXVIII. (2) Diarii Sanudo I, p. 132, dalla relazione dell’oratore a Milano.