198 cendio. Della causa del quale varie correvano come al solito le opinioni, nè mancavasi di vociferare fosse stata opera, come i più credevano, de’ Francesi ; furono fatti alcuni arresti, ma il Consiglio de’ Dieci non potè cavar nulla di accertato : alcuni facchini dissero che nell’ inchiodare una cassa di polvere una scintilla era uscita di sotto i colpi del martello ed aveala accesa. E fu ventura che quattromila barili fossero stati il dì innanzi imbarcati per Cremona, chè altrimenti la città tutta avrebbe potuto correr pericolo di essere dalla tremenda esplosione sovvertita. Giungevano notizie da Spagna (1) e da Roma della giurata lega, e tuttavia la Repubblica non iscontinuava ancora di mettere in opera ogni mezzo per dissipare od almeno allontanare il pericolo. Aggradiva perciò le offerte di mediazione fatte dal re d’Inghilterra (2) e volge-vasi al papa che pur mostrava, almeno in apparenza, quasi un pentimento de’ vincoli da lui incontrati coi principi della lega e un desiderio di stornare dall’ Italia i pericoli ond’ era micacciata (3), offerendogli la restituzione anche di Faenza e Rimini e di venire a componimento sopra ogni altra differenza, ma invano (4). Nè lasciavasi di tentare l’imperatore, al quale si mandava il secretarlo Pietro Stella colla commissione di protestare della continua devozione ed osservanza della Repubblica verso Sua Maestà ; che se 1’ anno precedente non si era potuto accondiscendere al desiderio suo, era ciò avvenuto per non mancar di fede alla Francia ; che la principal (1) Sanudo 29 marzo 1509, t. Vili, p. 27. (2) Secreta 19 marzo, p. 152, lettera all’ ambasciator Andrea Ba-doer ; e 24 aprile. Il Badoer era stato spedito a Londra dal Consiglio de’ X, viaggiando in qualità d’inglese, giacché ben possedeva quella lingua, Eeg. Misti 2 febbraio. (3) Secreta 4 aprile. (4) Sanudo Vili, 64.