426 Lodi, e la notte dei 24 di giugno, avuta intelligenza con un Lodovico Vistarino gentiluomo di quella città, i Veneziani vi furono introdotti. Malatesta Baglioni, altro loro capitano, obbligò gli Spagnuoli a ritirarsi nel castello. Accorse tosto il marchese del Vasto da Milano e succedette fiero combattimento, ma colla peggio degli Spagnuoli, i quali furono costretti a sgomberare. L’ acquisto di Lodi (1) alla lega fu di grandissima riputazione e vantaggio siccome città ben fortificata e che dava la via a Milano, a Pavia, o a Cremona, secondo che più chiedesse 1’ opportunità : tolto inoltre ogni impedimento, le truppe papali si congiunsero alle veneziane. Fu allora deliberato di affrettarsi al soccorso del castello di Milano, ove il duca Francesco Sforza sfavasi rinchiuso. Moveva 1’ esercito verso Marignano, e spingevasi a cinque miglia da Milano, contro il parere del duca d’Urbino che attender voleva l’arrivo degli Svizzeri, ma molto infervorati erano gli altri capitani che facendo assegnamento sul poco numero degli Spagnuoli e sopra un movimento popolare, ponevano nella rapidità dell’ assalto, la certezza della vittoria. Nella notte precedente all’ arrivo dell’esercito collegato era però entrato in Milano il Borbone con un rinforzo di truppe, mentre il duca d’ Urbino ingannato, a quanto pare, da falsi esploratori che gli dipingevano miserabilissima la condizione degli Spagnuoli, mutata la diffidenza fino allora mostrata, in ferma risoluzione, affermava al luogotenente del pontefice, il famoso storico Guicciardini, tenere per fermo che il dì seguente sarebbe alle armi loro felicissimo. Era il 7 luglio e, lasciati gli alloggiamenti, le genti alleate s’inoltrarono verso Porta Romana e Porta Tosa, ove trovarono gli Spagnuoli bene affortificati e con animo di difendersi, tanto che il duca di Urbino non istimò oppor- (1) Lettera sulla presa di Lodi. Sanuto XLI, 550.