533 XII. Presa di Genova (1522). (pag. 358). Lettera al duca di Mantova. (,Sanudo XXXIII 256). Illmu-s Princeps, etc. Aviso a Vostra Signoria come circa a hore 23 venne nova al sig. Duca (di Milano) e al sig. Prospero Colonna come li Spagnuoli erano entrati dentro la terra per forza e subito deliberai andar con li fanti todeschi alla porta dal canto dove se era alogiato et, dato alli tamburi, immediate si fece il battaglione in su la giara (1). E cum ordinanza cominzorno a caminare et passato il ponte rotto fecero il loro costume se misero in ginocchioni et fatte le loro orazioni se levorno camminando verso la porta della città la qual se dimanda la porta dell’ Arco. Il signor duca armato in arme bianche cum l’elmo in testa suso uno cavallo gagliardo et aveva li soi zentilomeni et servitori armati innanzi. E1 sig. Prospero era appresso sua Eccellenza ma senza alcun pezzo de arma salvo la spada ; haveva seco li suoi servitori et zen-tilhomeni armati, cavalcava un cavallo turco morello non troppo grande. Se intrò il principio del borgo in una strada assai ben larga camminando li fanti da uno lato et li cavalli dall’altro, gionti alla porte già li fanti todeschi aveano cominciato a buttar le scosse alle mura, che per la porta non si poteva entrar. Fermati il sig. Duca ed il sig. Prospero alla porta stavano a veder montar li fanti che non saria possibile a dir cum quanta prestezza montorono e credo al giudizio mio non stettero una mezzora che tutti erano saliti sulle mura sempre al son de tamburi et stimo li fosse più di (1) Greto dol fiume.