407 di Borbone, mossero alla volta di Mirabello con muratori e picconi Con cui, gettate a terra ben sessanta braccia del muro del parco, vi entrarono. Il re alla prima notizia, uscito dagli alloggiamenti per combattere in campagna aperta per la superiorità che aveva di cavalli, ordinava in pari tempo si drizzasse contro il nemico 1’ artiglieria. Ma scontratasi la battaglia degl’ imperiali con lo squadrone del re, successe ferocissimo azzuffamento, nel quale egli combattendo valorosamente sosteneva l’impeto de’ nemici, finche sopraggiunto in aiuto al Pescara il viceré con i fanti tedeschi, non fu più possibile tener testa, e il re, sempre combattendo ed animando i suoi, cadutogli morto il cavallo sotto, morti o fugati quelli che lo circondavano, ferito benché leggermente nella faccia e in una mano, fu preso prigioniero. In pari tempo il marchese del Guasto avea rotti i cavalli che erano a Mirabello ; il Leiva uscito di Pavia avea assaltato i Francesi alle spalle, onde generale e piena fu la sconfitta, molti furono i morti, molti i prigioni, e tra questi i principali cavalieri di Francia, solo la retroguardia condotta dal duca d’ Alan^on potè salvarsi in Piemonte. La tradizione rendette famoso il laconismo sublime d’una lettera, che Francesco prigioniero avrebbe scritta a sua madre, colle parole : madama, tutt’ è perduto fuorché Vonore. Ma il testo vero della lettera è ben diverso (1) : « Madama, egli scriveva, per farvi sapere come io sopporti la mia fortuna, vi dirò che di tutto non mi è restato se non l’onore e la vita : e affinchè l’avere mie notizie vi sia di conforto, ho pregato che mi si lasci scrivervi. Essendomi stato ciò conceduto, vi prego di raccogliere tutto il vostro ingegno, ed usare della solita vostra prudenza, mentre ho per speranza che Dio alla fine non mi abbandonerà ; vi raccomando i vostri nepoti, miei figliuoli, e vi supplico dar sicuro (1) Henry Martin, Histoire de France t. IX, p. 190.