23Ì questo territorio devastandolo in ogni sua parte con incen-dii e rapine e beffandosi e ridendosi di noi che non osiamo uscire dalla città. Intorno a che mi sia permesso da Vostra Signoria che umilmente le esponga qual sia il pensiero del vostro generale. Egli confidato nel valore de’ suoi soldati desiderosi di venir alle mani cogl’ inimici e di vendicarsi di tante ingiurie, supplica riverentemente Vostra Signoria che gli dia licenza di condurre 1’ esercito a dar loro battaglia. Gli pare in certo modo che troppo ci venga a perdere la riputazione del Senato se più oltre si soffre la loro insolenza, e spera di riportarne una compiuta vittoria stante la notizia eh’ ei tiene delle loro scarse forze non paragonabili alle nostre, del disordine che fra essi regna e dell’imbarazzo in cui si trovano per tanto numero di prigioni e di bagaglio da custodirsi ». Tornavano i Tedeschi, e a Padova non mancavano i soccorsi da Venezia. Già fino dal primo assedio erano stati mandati gentiluomini e cittadini con loro provisionati a rinforzo della guarnigione (1), ma ora al rinnovarsi del pericolo il doge Loredano orando in pien Consiglio venne rappresentando come dalla sorte di Padova quella dipendesse della Re* pubblica, come gli occhi di tutto il mondo erano a codesto grande evento rivolti, come ogni sforzo ei si riprometteva dai Veneziani i quali già tanto famosi, or non vorrebbero mostrarsi dalle sante vestigie degli avi degeneri. « Accorressero adunque, ei diceva, e cogli averi e colle persone ; andrebbe egli stesso se 1’ età decrepita non gli togliesse ogni speranza di poter in questa bisogna utilmente adoperarsi, ma manderebbe i suoi due figli e con essi andrebbero tutti quelli che seguendo 1’ esempio venissero ad iscriversi ». E infatti il giorno dopo (5 settembre) partivano alla volta di (1) I loro nomi in Sanato IX, p. 53.