386 Qualche vago sospetto di quanto si macchinava era penetrato per altro fine al re, il quale perciò pensava condur seco il Borbone in Italia, il sospetto guadagnava ogni giorno più di certezza, alfine alcune manifestazioni fatte alla reggente, madre del re, la diedero piena. Il contestabile fuggì nel suo castello di Chantelle, e di là travestito nella Borgogna ove raggiunse gl’ imperiali. La disegnata invasione della Francia da tre parti succedeva, ma con esito infelice ; e intanto gli eserciti francesi si distendevano nel Milanese. Fino dal 2 settembre gli oratori del duca di Milano e quelli di Cesare aveano avvisata la Repubblica che re Francesco apparecchiavasi a mandare nuovo esercito in Italia, e domandavano i convenuti sussidii (1). Il Senato non mancò di dare prontamente gli ordini opportuni, nominava Leonardo Emo proveditore generale in Terraferma, provvide per la sicurezza nelle proprie terre, e al suo oratore presso a Cesare scriveva (2) : aver i Francesi già passato il Ticino, non avendo potuto loro ostare Prospero Colonna ; trovarsi a dodici miglia da Milano, aver la Repubblica fatte le debite provvisioni, e non si fidando di Teodoro Tri-vulzio per le molte sue relazioni in Francia, avealo onorevolmente sollevato dai comando, trasferito invece nel duca Francesco Maria d’ Urbino : ora sperava che l’imperatore e il re d’Inghilterra suo alleato non mancherebbero neppur essi al debito loro. Ma intanto la solita rapidità francese non lasciava tempo alle loro pensate difese, e benché il re fosse trattenuto dal venire in persona in Italia dal tradimento del contestabile, tuttavia il grande ammiraglio Grauf-fier (Bonnivet) incaricato del comando generale, avea già preso Monza e Lodi e ormai minacciava Cremona, laonde il Senato, premuroso di tutelare i proprii confini, orditi) 2 Set-t. 1523, Secreta, p. 34. (2) Ib. 18 sett. p. 38.