268 fanti tedeschi dall’ altra parte, mentre il restante dell’esercito passava il fiume a guado (1). Restò Ivone d’ Allegre con quattrocento lancie e la fanteria della retroguardia sulla sinistra del Ronco per tenere in dovere la guarnigione di Ravenna : due capitani italiani, i fratelli Scotto, guardavano con mille fanti il ponte del Montone, altro fiume che scendendo dall’Appennino si congiunge sotto le mura di Ravenna col Ronco, per assicurare al caso di bisogno la ritirata. Il Cardona dal canto suo, invece di entrare nella città, con che avrebbe potuto ridurre a mal partito i Francesi, si accampò tre miglia distante, attendendo a fortificarsi : avea da una parte il Ronco, dall’ altra un profondo fosso da lui fatto cavare ; tutta la fronte dell’esercito era guernita d’ artiglierie. I Francesi, passato il Ronco ed avvicinatisi all’esercito spagnuolo, cominciarono a sparare la loro artiglieria, ma con poco danno degli Spagnuoli riparati dietro il dicco, mentre essi invece erano esposti a tutto il fuoco dell’ artiglieria nemica ; laonde dopo un inutile assalto e aver perduti ben mille dugento uomini furono costretti a ripiegarsi. Se non che giunto intanto il duca Alfonso si mise a fulminare di fianco gii Spagnuoli ; gl’ Italiani capitanati da Fabrizio Colonna non più sofferendo di perir così ingloriosamenta, vollero uscire all’ assalto contro l’artiglieria del duca, ma assaliti di fianco da Ivone d’Allegre, dopo ostinatissima difesa furono rotti e dispersi. Fabrizio vedendo ornai disperate le cose sue si arrese ad Alfonso che gli promise di non consegnarlo ai Francesi. D’altra parte i fanti spagnuoli venuti finalmente nella mischia Superavano i tedeschi dell’ esercito di Francia. Ivone d’Allegre, già perduti i figliuoli, si gettò disperato (1) Sismondi, Storia delle Repubbliche Italiane, t. XIV, cap. CIX, edizione di Capolago.