177 e aver intero il possedimento di questa, portava egli stesso la guerra contro Paolo Baglioni signore di Perugia e Giovanni Bentivoglio di Bologna, nel tempo stesso clie Ferdinando di Spagna, divenuto geloso del suo capitano Oonsalvo, recavasi in persona a Napoli e sotto apparenza di onore ricon-ducevalo seco in Ispagna. Nè Massimiliano tenevasi quieto, e, raccolta una dieta in Costanza, domandava all’ impero danaro e truppe per scendere in Italia, farvi valere i suoi diritti e punire Lodovico che mancava ai patti. Tutti codesti movimenti erano seguiti naturalmente 1506. con occhio vigile dalla Repubblica, la quale si sforzava di barcheggiare conservandosi in amicizia con Francia, schermendosi dal trattato a cui l’invitava Massimiliano (1), raccomandando al Papa badasse bene coi suoi movimenti guerreschi di non chiamare armi straniere in Italia (2). Ma era impossibile impedire che tanto avviluppamento d’ interessi, tante veementi ambizioni non prorompessero o tosto o tardi in qualche violento scoppio. Massimiliano specialmente, sempre più geloso del potere dei Francesi in Italia e desideroso di cacciarli dal ducato di Milano, mandò suoi oratori a Venezia annunciando la sua prossima venuta. La Signoria gli rispondeva che l’onorerebbe come capo e propugnatore della fede cristiana (3), invitavalo anzi a visitare nel suo passaggio la città, ma raccomandatagli in pari tempo che scendendo in Italia per la sua incoronazione, volesse venire pacificamente e senza apparato d’ armi, come già era venuto suo padre. In pari tempo scriveva al re di Francia che designando il re de’ Romani venire con potente esercito in Italia, sarebbe prudente cosa mandasse anch’egli sue (1) Secreta 18 aprile 1506, p. 149. (2) Secreta 28 Ing. 1506, p. 171. (3) Secreta XL, 17 feb. 1506, p. 140. Vol. V. 23