427 timo dare così subito 1’ assalto e il giorno si consumò in piccole scaramuccio. Il domani 8 luglio scriveva il provveditore generale Pietro Pesaro dal campo di Marignano (1) : che il dì innanzi era stato veramente stabilito di dare l’assalto a Porta Romana, mentre i pontificii, che erano a Porta Comasina, avrebbero fatto lo stesso da quella parte ; che più a nuli’ altro si attendeva se non alla impresa, quando il capitano duca d’ Urbino, chiamati a sè i principali ufficiali, avea lor fatto conoscere troppo avere arrischiato coll’avanzarsi fin là, non vedersi succedere alcun movimento in Milano, anzi esservi entrato il Borbone con settecento od ottocento fanti e con danaro, e sapere di certo che gli Spagnuoli erano fermissimi nel volersi difendere; incombere a lui sopra tutto la conservazione dell’esercito, essere i nostri timidi molto, ingagliarditi invece i nemici, molti de’ nostri essere stati vicini nel precedente scontro ad abbandonare l’artiglieria, se non erano a tempo rattenuti, perciò essere suo parere di levarsi ancora quella notte dagli alloggiamenti e ridursi a Marignano. Il capitano Malatesta Baglioni appoggiò la proposizione del capitano generale, altri fecero il medesimo, solo Camillo Orsini, notando la vergogna che ne verrebbe, consigliava fosse a differire la levata almeno fino al domani, attendendosi altresì un rinforzo di Svizzeri. Al che il capitano soggiunse non esserci tempo di mezzo, o levar subito il campo o correr rischio che questo venisse rotto, nel qual caso ei dichiaravasi sollevato d’ ogni malleveria, mentre invece recandosi a Marignano ad attendervi gli Svizzeri e i Francesi, avrebbesi sicura vittoria. Tuttavia il Pesaro avendo ricordato che avrebbesi dovuto consultare il partito coi pontificii, nè trovando alcuno che vi volesse andare, vi si recò egli stesso con sommo suo pericolo, passando assai (1) Sanuto XLII, p. 62.