264 do ; come, pieno di confidenza neila saviezza e neìia giustizia del Senato, non cessava di ripetere che 1’ esistenza della Repubblica nell’ attuale situazione politica dell’ Europa dipendeva dalla conservazione dell’ impero ottomano in tutt’ i suoi possedimenti ; che le tre potenze collegate erano sue nemiche, e che tutte le facilità che gli Austriaci trovassero nell’ opporsi ai successi delle truppe francesi in Lombardia, aumenterebbero il pericolo che minaccia lo Stato di Venezia, quando la Russia volesse effettuare i suoi progetti ambiziosi ; che infine i Francesi vedrebbero con soddisfazione, che mentre operavano per la felicità e sicurezza de’ loro amici, questi, con quelle misure di prudenza che le circostanze esigono, si mettessero in istato di secondarli ». Insisteva infine il ministro affinchè il governo si appigliasse ad efficaci provvedimenti per reprimere 1’ insolenza de’ fuorusciti e de’ loro partigiani, imponesse loro il dovuto riserbo, e facesse in modo di restituire l’opinion pubblica in favore de’ Francesi, troppo finora trascurati e sprezzati ; il decreto d’ esilio contro il cittadino Bernard fosse rivocato, come ingiustamente compreso nel bando dello zio Rambert ; non sollecitava veramente in favore di quest’ ultimo, ma raccomandava alla giustizia ed all’ equità dei magistrati veneziani gl’ interessi che avea dovuto lasciare in abbandono ; domandava infine in nome del suo governo una pubblica soddisfazione contro il compilatore, lo stampatore e il revisore del foglio suddetto, onde un castigo esemplare insegnasse a’ loro simili che ben ' possono, se così vogliono, adulare i loro partigiani, ma abbiano a rispettare le nazioni. Lettera era questa, come ognun vede, piena d’ alterigia, e sotto le dolci apparenze d’ amicizia e di buon accordo, assai risentita e sdegnosa, e in mezzo ad alcune